giovedì 18 giugno 2015

GALLO NERO & GALLO BIANCO

Alcune preziose e doverose note inerenti all’attività professionale della collega e cara amica Lorella.
   Lorella Rotondi, giornalista pubblicista iscritta all’albo nazionale dal 2006, è docente presso l’Istituto Alberghiero “ A. Saffi” di Firenze.
Autrice per bambini, fra le altre, è sua anche la favola scientifica sullo zafferano dal titolo “Zaf E Rano - magia di un fiore”, del 2003, Edicolor Editori di Genova e la guida “Firenze raccontata ai ragazzi” del 2005.

GALLO NERO & GALLO BIANCO
   Prima della grande rivalità calcistica fra la viola Fiorentina e la bianconera Juventus, la Toscana fu afflitta da molti contrasti. Ogni contrasto prendeva un nome ed un … colore! Pare che anche un gallo nero ed un gallo bianco abbiano fatto la loro parte, determinando il simbolo del Chianti e delimitando la competenza territoriale senese da quella fiorentina. Tutto accadeva molti anni fa, ma “brucia” ancora, tant’è che ai senesi, cui capitò la parte minore, ancora sostengono che, però, sia di gran lunga la migliore.
Le vendite delle rispettive etichette non risentono granchè della crisi ed allora è una storia più lieta che triste, allora come oggi. E direi che di questi tempi ce ne sia davvero bisogno.
   Nell’accordo di Fonterutoli, dunque, tra senesi e fiorentini, fu deciso che nel Chianti il confine tra le due città sarebbe stato il punto di incontro di due cavalieri partiti da Firenze e da Siena al primo canto del gallo.
I fiorentini scelsero un gallo nero e lo tennero al buio e a digiuno, tanto che a causa della “fame” cantò molto prima dell’alba. Il cavaliere fiorentino partì così molto prima di quello senese e l’incontro avvenne a Fonterutoli, pochi chilometri dalle mura di Siena. Fu così che il Chianti, siamo nel XIII° sec, passò quasi tutto sotto la Repubblica Fiorentina. Sul confine delle due Repubbliche vennero costruite due linee fortificate: quella fiorentina era costituita da castelli di Brolio, Cacchiano, Monteluco, Montecastelli, Montemarchi e Tornano che si fronteggiava con quella senese formata da Aiola, Civitamura, Cerreto, Selvole e Sesta.
Nel XIII° sec la Repubblica Fiorentina divise il suo territorio in giurisdizioni autonome, dette Leghe: quella del Chianti, comprendente ben 70 aree abitate ed attivamente lavorate, venne poi divisa in terzieri che facevano capo alle più importanti località della regione: Radda, Gaiole e Castellina. A causa della nascita di questi nuovi centri di potere, i plebati subirono modifiche territoriali e certe funzioni laiche passarono alle leghe.
A partire dalla metà del ‘400, anche il Chianti fu sconvolto da quelle guerre che coinvolsero tutta l’Italia.
Con la caduta della Repubblica Senese nel 1550, finirono lotte e competizioni e iniziò per il Chianti un lungo periodo di pace. I castelli persero la loro funzione militare e si trasformarono in fattorie. A partire da questa epoca in Italia e all’estero cominciò a diffondersi la fama del più tipico prodotto del Chianti: il vino.
   Fino agli anni ’50-’60, nei quali la mezzadria si è dissolta, il mondo contadino è stato caratterizzato dall’attività di tutte le famiglie dei mezzadri. Durante questo periodo sono nate i proverbi campagnoli che si riferiscono al bisogno come “ … bisognino fa trottare anche la vecchia … “, oppure “ … il bisogno alimenta la volontà e aguzza l’ingegno … “ in quanto non sono nati per caso, ma dalla dura esperienza di vita delle famiglie.
Così altre regole le troviamo nei seguenti modi di dire quali “ … chi ha tempo non aspetti tempo …”; “ … vale più una cosa fatta che cento da fare … “; “ … avessi e fossi è il patrimonio dei bischeri … “ ed innumerevoli altre che sono ancora oggi nel lessico della Toscana tradizione e non solo, poiché le ritroviamo usate anche in altre regioni dell’italico territorio.
   Anche questi proverbi sono nati dalla pelle dei contadini. Nei primi anni del ‘900 nacquero anche le prime leghe contadine e furono fatti i primi scioperi. Queste lotte portarono a notevoli miglioramenti, ma con l’avvento del fascismo tutte le conquiste vennero perse e nel dopoguerra i giovani delle famiglie contadine, stanchi di aspettare riforme che non arrivavano mai, migrarono verso i centri urbani, dando luogo al fenomeno di una diffusa urbanizzazione.
Nel tempo, queste colline del Gallo Nero che avevano dato i natali a Giovanni da Verrazzano, navigatore e scopritore, 1524 circa, della baia di New York che tra il 1959 ed il 1964 gli ha dedicato “Verrazzano Narrows Bridge” da cui parte la nota maratona; a Bettino Ricasoli, soprannominato il Barone di Ferro, proprietario del Castello di Brolio, che dettò la formula del Chianti Classico: sette filari di uva sangiovese, un filare canaiolo nero, un filare di malvasia toscana ed un filare di trebbiano toscano, fu il secondo presidente del Consiglio del Regno d’Italia e che non sappiamo per certo se pretese, come si narra, ancora lo ius primae noctis, mentre si sa certamente che nel 1867 il vino di Brolio ottenne la prima medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Parigi; alle donne del popolo ma audaci e rivoluzionarie, che nel 1917 scesero in piazza a Greve in Chianti per gridare a gran voce il loro basta! alla guerra che strappava loro mariti, figli e chiesero pure maggior rispetto della propria figura manifestando il loro motto “guerra alla guerra”.
   Oggi è un territorio amante delle tradizioni, Comuni Slow Food, OGM free, si prediligono la filiera corta, il porta-a-porta o il differenziato, dicono “no all’inceneritore”, ospitano un’alta percentuale di residenti inglesi e tedeschi, sottolineano che l’attuale Presidente del Consiglio è nativo d’altri poggi, noti più per l’ottimo olio che per il vino, che Sting abita nei pressi ma che è già in Valdarno e lì c’è nebbia ma tutto questo è un’altra storia.

Lorella Rotondi

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